Cura?
Sin da subito ho camminato per gli spazi dell’Associazione Kim osservando quella luce così forte. I volti delle persone che incontravo avevano luci differenti negli occhi, i loro sorrisi erano fatti di mille sfumature. Il percorso in Kim è stato lento: ho iniziato come volontaria con il gruppo “acchiappafantasmi”. Le sere andavo in Kim per dormire e dare un supporto in più alle mamme. In questo modo ho scoperto come la mia presenza fosse utile per giocare con i bambini, divertirsi con un nascondino o leggere un libro, prima di spegnere le luci del grande salone e darsi la buona notte. Ho visto le mamme preparare il latte prima di andare a dormire o cambiarsi d’abito. I loro pigiami uguali a quelli delle figlie, siamo entrate in intimità e in relazione.
Piano piano la macchina fotografica è uscita fuori, ma spesso rimaneva al collo e scendevo con Maria Pia dello staff in magazzino a recuperare il cibo per i pasti del giorno successivo. Con lei e con Corrado potevo capire il clima della giornata: adatto per fotografare o – piuttosto – per uscire a giocare con i bambini, mentre gli adulti potevano farsi forza per affrontare le difficoltà dei momenti più bui, come la morte di un bambino nato da poche settimane.
Il tema della cura è un filo rosso nella mia vita personale e lavorativa. Kim rispecchia il mio ideale di cura: viverla in comunità e farsi forza accogliendo la quotidianità. In Kim la luce racconta ogni momento. Dall’alba alla mattina, mentre la mamma che ha il turno pulisce a terra, al momento della sera, quando arriva quel rosso fuoco del tramonto e ci si siede a tavola. Perché in Kim si cena alle sette, come spesso facevo a casa con i miei genitori. Perché in Kim ti senti a casa.
La cura è un tema che diamo per scontato: la nostra sanità sicuramente è complessa, ma noi possiamo curarci. I bambini accolti dalla KIM vengono da tante parti del mondo, in cui spesso il diritto alla cura è negato. Ed è qui che l’Associazione entra in gioco, seguendo gratuitamente il bambino, accompagnato dalla madre, in tutto il percorso: dalla richiesta d’aiuto all’ingresso in Italia, dal contatto con gli ospedali all’accoglienza e al sostegno nella quotidianità, con l’aiuto di tanti volontari.

